La 62ª edizione di Spoleto Festival dei 2 Mondi si è aperta, il 28 giugno 2019, con la prima assoluta dell’opera Proserpine, il cui libretto è costituito da un adattamento, firmato da René de Ceccatty e Giorgio Ferrara, dell’omonimo poema drammatico di Mary Shelley, che lo scrisse in collaborazione con il marito Percy.
Il Festival ne ha commissionato le musiche alla compositrice romana Silvia Colasanti, che dopo il Minotauro dello scorso anno, tratto da Dürrenmatt, scrive il secondo capitolo di una trilogia di rivisitazione dei miti antichi, che si concluderà nel 2020. Una partitura, la sua – eseguita dall’Orchestra Giovanile Italiana diretta da Pierre-André Valade – limpida e raffinata, che non ha bisogno di suoni squillanti per destare impressione. Al contrario, i costumi di Vincent Darré, che sembrano evocare un’ambientazione fantasy, sono davvero roboanti, ma, non per questo, meno interessanti. Soprattutto perché “temperati” dalle luci armoniose di Fiammetta Baldiserri e dalle altrettanto equilibrate scene di Sandro Chia.
Si tratta di una rivisitazione dei miti antichi come approccio dell’inconscio e dei rapporti umani, in modo relativamente astratto, con la musica aerea, espressiva e neoclassica della Colasanti, con ritmi insoliti e una ricchissima tavolozza di colori musicali René de Ceccatty, Giorgio Ferrara

L’opera, una sorta di tragedia pastorale, si svolge in due atti e racconta del rapimento di Proserpina compiuto da Plutone, re dell’Ade, e dell’intervento di Giove, padre di Proserpina, che impone a Plutone di lasciarla tornare sulla terra in primavera e in estate, e di giacere con il suo sposo infernale in autunno e in inverno. Mary Shelley usa questo mito – originariamente destinato a chiarire l’alternanza delle stagioni – per sviluppare il proprio pensiero sull’ambiguità dei sentimenti (in particolare quello materno e quello filiale) e dell’ambivalenza dell’essere umano. È un poema, quello dell’autrice di Frankenstein, ricco di elementi inconsci e autobiografici.
Abbiamo adattato e ridotto il poema, per renderlo più efficace drammaturgicamente, ma senza nulla aggiungere all’originale. Abbiamo eliminato i numerosi riferimenti ad altri miti che non intervengono direttamente nella storia, ma abbiamo conservato i personaggi indicati dall’autore: oltre a Proserpina e Cerere, le due ninfe Ino e Eunoe, Aretusa, naiade di una Fonte, la messaggera degli dei Iris, e il demone Ascalafo René de Ceccatty, Giorgio Ferrara
Biografia, Silvia Colasanti è nata nel 1975 e si è formata al Conservatorio Santa Cecilia di Roma con Luciano Pelosi e Gian Paolo Chiti. Si è poi perfezionata con Fabio Vacchi, Wolfgang Rihm, Pascal Dusapin e Azio Corghi.
Le sue composizioni sono eseguite nelle principali istituzioni musicali internazionali tra cui l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (Roma), l’Orchestra Nazionale Rai, il Konzerthaus di Berlino, MITO Settembre Musica, l’Orchestra Verdi di Milano, il Maggio Musicale Fiorentino, il Center for New Music di San Francisco.
Di fondamentale importanza per la sua maturazione artistica è stata la collaborazione con solisti italiani e stranieri di fama internazionale. Tra questi Yuri Bashmet e I Solisti di Mosca, Rachel Andueza, Salvatore Accardo, Laura Gorna, Enrico Bronzi, Massimo Quarta, Vladimir Mendelssohn, Daniel Kawka, Lior Shambadal, il Quartetto di Cremona, il Quartetto Arditti.
Nel 2012, il Maggio Musicale Fiorentino ha presentato in prima assoluta la sua prima opera lirica, La Metamorfosi, su libretto tratto dall’omonimo racconto di Franz Kafka. A questa sono seguite Tuli tuhmaksi rupesi (Fuoco folle di furore); Tre risvegli.
Azione scenica con musica (Festival dei 2 Mondi di Spoleto, 2016); Le imperdonabili. L’ultima lettera di Etty Hillesum (2017); Orfeo (2017); Ahi, vista troppo dolce e troppo amara! (2017); Preludio, Presto e Lamento; Requiem. Stringeranno nei pugni una cometa.
Oratorio per Soli, Coro e Orchestra, in memoria delle vittime del terremoto del Centro Italia, commissionato dal Festival di Spoleto.
Silvia Colasanti insegna Composizione al Conservatorio di Benevento.
La musica di Silvia Colasanti prende, arriva al pubblico. Ed emoziona, noi per primi che la suoniamo, Salvatore Accardo
PROSERPINE è stato scritto nel 1820 mentre gli Shelley vivevano in Italia (Nel 1818 i loro due figli piccoli, Clara e William, morirono presto. Mary entrò in una profonda depressione e si alienò da Percy. Si riprese con la nascita di Percy Florence più tardi nel 1819) .
La versione di Proserpine dell’autrice Mary Shelley si concentra sui personaggi femminili. In una rivisitazione ampiamente femminista dal punto di vista di Cerere (Dea della fertilità dell’antica Roma) , Shelley sottolinea la separazione tra madre e figlia e la forza offerta da una comunità di donne. Cerere rappresenta la vita e l’amore, e Plutone rappresenta la morte e la violenza. I generi del testo riflette anche i dibattiti di genere dell’epoca. Percy contribuì nella forma del verso lirico tradizionalmente dominato dagli uomini; Mary ha creato un dramma con elementi comuni alla scrittura femminile dei primi del diciannovesimo secolo: dettagli della vita quotidiana e dialogo empatico.
Proserpina fa parte di una tradizione letteraria femminile che, come la descrive la critica letteraria femminista Susan Gubar , ha usato la storia di Cerere e Proserpina per “ridefinire, riaffermare e celebrare la stessa coscienza femminile”.
Fonti Raiplay