
Coronavirus
quasi 25mila firme per chiedere tutele per i lavoratori e
le imprese del settore spettacolo.
La petizione online è promossa dal Centro Studi Doc, Fondazione parte della Rete Doc, il più grande network cooperativo italiano nei settori cultura, musica e spettacolo, già più volte protagonista del dibattito pubblico sui diritti del lavoro nelle industrie culturali e creative. 65 organizzazioni di settore chiedono un incontro a MiBACT, MISE e Ministero del Lavoro e delle politiche sociali per porre l’attenzione sulla drammatica situazione che ha messo in ginocchio tutti i lavoratori dello spettacolo dal vivo, della cultura e della creatività con le loro famiglie.
Due appelli al Governo per chiedere sostegno e tutele per i lavoratori e per le imprese del settore spettacolo, cultura e creatività, devastato dall’annullamento degli eventi in seguito alla diffusione del Coronavirus in Italia, e una petizione online che ha già superato in pochi giorni quasi 25mila firme
Link per firmare la petizione su Change.org
sono le iniziative intraprese dalla Fondazione Centro Studi Doc in questo momento di grave crisi. «I lavoratori dello spettacolo chiedono finalmente uno status giuridico specifico, che preveda in primo luogo il riconoscimento delle tutele previdenziali per scongiurare l’abbandono della professione in caso di malattia o difficoltà. In questo momento drammatico, invece, il settore è stato completamente ignorato nei provvedimenti emanati dal Governo» spiega Chiara Chiappa, presidente della Fondazione Centro Studi Doc, parte della Rete Doc, il più grande network cooperativo italiano nei settori cultura, musica, spettacolo e creatività, con oltre 8mila soci, 30 anni di storia e un fatturato aggregato di 71 milioni di euro nel 2019.
Nel Decreto Legge 2 marzo 2020, n. 9 contenente Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19, sono indicate anche le azioni di sostegno per lavoratori e imprese della zona rossa. Il Governo ha deciso di stanziare per l’emergenza un fondo di circa 417 milioni di euro per il 2020 e di 386 mila euro per il 2021. Un provvedimento straordinario che tiene conto di numerosi aspetti ma che non fa nemmeno un riferimento al mondo dello spettacolo, al quale queste manovre sono applicabili solo in minima parte.
Invece, per le sospensioni e la proroga di termini e di fondi a sostegno del lavoro privato, il mondo dello spettacolo non è preso in considerazione. L’art. 8 in modo particolare decreta provvedimenti per il settore turistico-alberghiero, senza nessun cenno allo spettacolo. Intanto lo stato di emergenza imposto dal Coronavirus sta continuando a portare al rinvio e alla cancellazione di eventi ben oltre le zone rosse e gialle e con effetti anche nei mesi a venire. La situazione è disperata con decine di migliaia di realtà e di lavoratori che non hanno alcuna garanzia. I lavoratori dello spettacolo non solo sono senza lavoro, ma anche senza tutele. Allo stesso modo, per le imprese dello spettacolo non è garantito l’accesso alle misure di emergenza.
Dopo le prime richieste dei lavoratori al ministro del Lavoro Catalfo, al ministro dei Beni Culturali Franceschini e al presidente INPS Tridico, è stato inviato un altro appello ai ministri Franceschini e Patuanelli da parte di 65 organizzazioni del settore, basato su cinque richieste:
1. Così come già previsto per il settore turismo, che anche per le imprese dello spettacolo, beneficiarie o meno del FUS, siano sospesi i versamenti delle imposte, delle ritenute e degli adempimenti tributari in scadenza nel periodo compreso dal 23 febbraio al 30 aprile.
2. Che sia sospeso anche il pagamento delle cartelle emesse dagli agenti della riscossione e quelli conseguenti ad accertamenti esecutivi.
3. Che siano prorogati i versamenti IVA relativi alle fatture non incassate dai committenti.
4. Che siano definite le misure di emergenza per l’accesso agevolato al credito e la sospensione del pagamento delle rate dei mutui per un periodo coincidente col perdurare della crisi.
5. Che sia attivata la Cassa Integrazione in Deroga attraverso uno specifico Decreto Legge che ne renda fruibile l’accesso a tutti i settori colpiti dalla crisi su tutto il territorio italiano.
Fondazione Centro Studi Doc
La Fondazione Centro Studi Doc svolge attività di ricerca, documentazione, formazione e condivisione per sostenere la dignità del lavoro, con particolare attenzione ai settori dell’arte, della creatività, della cultura, della conoscenza e della tecnologia, più in generale a tutti gli ambiti economici e sociali antichi o nuovi in cui le tutele sono scarse e dove il lavoro non viene riconosciuto. La Fondazione Centro Studi Doc collabora con enti pubblici e privati e approfondisce anche con le istituzioni proposte innovative in tema di lavoro, sicurezza e incolumità dei lavoratori, finanza etica e innovazione sociale.
Approfondisce con un approccio multidisciplinare e uno sguardo europeo le pratiche della cooperazione, della condivisione e dell’autogestione come strumenti privilegiati di sviluppo economico sostenibile, di inclusione sociale e di promozione umana individuale e collettiva.
La Fondazione Centro Studi Doc ha dato vita anche a due comitati tecnico scientifici: impACT, un osservatorio composto da esperti nazionali e internazionali per studiare l’impatto delle tecnologie nel mondo del lavoro e della società civile, e Pegasus company, un gruppo di lavoro che studia come supportare lo sviluppo di cooperative di autogestione.
La Fondazione svolge la sua attività ispirandosi ai principi della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti umani. È parte della rete Doc, la più grande piattaforma cooperativa in Italia nel settore della creatività e della cultura, con oltre 8mila soci, 34 uffici su tutto il territorio nazionale e 1 neonato all’estero, a Parigi.
www. centrostudidoc.org
Doc Servizi e Rete Doc
Fondata da 9 artisti nel 1990 a Verona, Doc Servizi nasce come cooperativa di produzione e lavoro finalizzata a supportare e valorizzare i professionisti del campo della musica, dell’arte e dello spettacolo. Oggi, a 30 anni di distanza, è la cooperativa di spettacolo più grande d’Italia.
Il successo e la versatilità del modello Doc ha portato nel tempo alla gemmazione di altre cooperative oggi riunite nella rete di imprese Doc. Con oltre 8.000 soci, 34 uffici in Italia e 1 all’estero, a Parigi, un fatturato aggregato di 71 milioni di euro nel 2019, la Rete Doc si configura come il più grande network cooperativo italiano di professionisti dei settori musica, spettacolo, cultura e creatività.