FESTIVAL DI SPOLETO DEI DUE MONDI – Monica Bellucci con Maria Callas Lettere e Memorie, Roberto Capucci con il Concerto in forma scenica.

FESTIVAL DI SPOLETO
DEI DUE MONDI
dal 27 al 30 agosto il programma di Spoleto63 con
Monica Bellucci, Roberto Capucci,
Luca Zingaretti, Riccardo Muti
MARIA CALLAS
LETTERE E MEMORIE
con MONICA BELLUCCI regia di TOM VOLF

“Un giorno scriverò la mia biografia. Vorrei essere io a scriverla, per chiarire alcune cose. Sono state dette così tante menzogne su di me…” (Maria Callas)
Monica Bellucci calca per la prima volta un palcoscenico italiano, quello del Festival di Spoleto, dopo aver debuttato in teatro lo scorso anno, allo Studio Marigny di Parigi, in occasione della pubblicazione del libro a cura di Tom Volf Maria Callas. Lettere e Memorie, edito da Rizzoli.
Dall’infanzia modesta trascorsa a New York agli anni della guerra ad Atene, dal debutto in sordina all’Opera fino alle vette di una carriera di livello internazionale, segnata da scandali e tribolazioni personali, dall’amore idealizzato per suo marito alla passione travolgente per Onassis, questo racconto unico rivela, per la prima volta, la vera storia di Maria Callas che si cela dietro la leggenda. A volte ci svela Maria, come una donna vulnerabile, divisa tra la vita sul palcoscenico e la vita privata, a volte Callas, l’artista vittima delle sue esigenze e in perpetua battaglia con la sua voce, e che, nonostante la solitudine parigina dei suoi ultimi anni, continuerà a lavorare instancabilmente fino al suo ultimo respiro, all’età di 53 anni.Un autoritratto profondamente commovente e affascinante della più grande voce del XX Secolo.
“Questo spettacolo è per me il risultato di 7 anni di lavoro dedicato a Maria Callas. Nel film Maria by Callas (uscito in 45 paesi nel 2018) alcune lettere erano già lì di sottofondo.Rappresentavano per me la voce più intima della donna dietro la leggenda, più Maria che Callas. Nella mostra che portava lo stesso nome, ancora una volta alcune di queste lettere erano lì, questa volta fisicamente all’interno di vetrine. Con il libro Maria Callas. Lettres & Mémoires, ho avuto l’impressione di aggiungere l’ultimo tocco alla costruzione di un multi-progetto enorme e arduo attraverso una prospettiva comune: mettere la voce di Maria al centro della scena e consentirle, attraverso una serie di documenti e materiali di archivio inediti, di raccontare la propria storia, con le sue stesse parole. Contemporaneamente alla pubblicazione del libro, il mio incontro con Monica Bellucci ha dato vita a questo ultimo progetto, sul palco questa volta. È stata una vera sfida, avere la responsabilità e le capacità di mettere per iscritto la vita della Callas, utilizzando solo ed esclusivamente le sue parole, in uno spettacolo che dura poco più di un’ora. In effetti, stiamo parlando di 30 anni di vita pieni di gloria e di dolore, che si dispiegano sotto i nostri occhi. Le sue memorie, che sono incomplete, aprono e chiudono lo spettacolo. Maria parla direttamente al pubblico e si confida con esso, rivelandosi come mai prima d’ora. Per la prima volta è lei a raccontare la sua storia, non più altri a parlare per suo conto. Ed è proprio attraverso queste numerose lettere, indirizzate a persone a lei vicine, alcune anonime, altre famose, che arriviamo a scoprire una donna irriconoscibile e sconosciuta; forte e vulnerabile allo stesso tempo; piena di ambizione e di sogni nei suoi anni più giovani; piena di dubbi e di sofferenza nei suoi ultimi anni.
Lo spettacolo è stato concepito in tre parti, che si susseguono cronologicamente, seguendo la naturale scansione dei tre decenni attraversati dalla Callas: gli anni ‘50, le sue prime esibizioni sul palcoscenico e il suo matrimonio con Meneghini; gli anni ‘60, l’incontro con Onassis e la loro storia d’amore, interrottasi otto anni più tardi; e gli anni ‘70, i suoi ultimi anni, intrisi di nostalgia e solitudine.Al centro della scena un divano, la riproduzione esatta di quello che si trovava in Avenue Georges Mandel, l’appartamento di Parigi dove la Callas ha trascorso gli ultimi 15 anni della sua vita. Accanto al divano, un grammofono, con il quale Maria ascoltava le sue stesse registrazioni e brani del Bel Canto, genere che così tanto amava. Questa musica, così come le sue registrazioni, si possono ascoltare in diverse occasioni durante lo spettacolo, come fossero un trattino che unisce una lettera all’altra, a significare il tempo che scorre, una voce che inizia a sgorgare con tutto il vigore della giovinezza e che, a poco a poco, comincia a svanire, lasciandosi dietro nient’altro che un pianoforte, che suona in solitudine, melodie perdute da tempo.Monica Bellucci veste un abito appartenuto alla Callas, prestato dalla collezione italiana My private Callas, rimasto chiuso per oltre 60 anni, e mai indossato da nessun’altra.
Questo vestito e la spettacolare trasformazione di Monica, così come il gioco di luci e chiaroscuri, danno l’impressione di essere davvero nel salotto della Callas, con il suo spirito che riappare per un breve tempo per condividere, attraverso le parole proprie di Maria, un momento di intimità con il suo pubblico.”
Tom Volf
27 Agosto
20:30
Teatro Romano
BIGLIETTI
posto numerato €60,00
LE CREATURE DI PROMETEO
LE CREATURE DI CAPUCCI
CONCERTO IN FORMA SCENICA
musica di Ludwig van Beethoven
costumi originali di Roberto Capucci
Nell’anno in cui ricorre il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven (Bonn, 16 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827), la Fondazione Carlo Felice di Genova presenta in forma scenica la rara esecuzione integrale dell’unico balletto del catalogo beethoveniano, proposto in una suggestiva e inedita combinazione: Le creature di Prometeo / Le creature di Capucci.
Il progetto realizza un formidabile incontro tra le arti, celebrando il genio creativo di due storici protagonisti distanti nel tempo quanto vicini nell’estro. Da un lato Ludwig van Beethoven con la sua unica partitura a destinazione coreutica: il balletto in due atti Le Creature di Prometeo (Die Geschöpfe des Prometheus) op. 43, commissionato dal Teatro Imperiale di Vienna per le coreografie di Salvatore Viganò, che debuttò al Burgtheater nel 1801. Dall’altro Roberto Capucci, maestro dell’alta moda internazionale, innovatore di stile capace di far dialogare gli abiti con la natura, l’arte e l’architettura, qui protagonista con una serie di bozzetti dal forte impatto visivo, da poco esposti nella mostra “Capucci Dionisiaco. Disegni per il teatro” agli Uffizi di Firenze. I due processi artistici si incontrano in questa occasione nella loro natura indipendente, distanti nella storia e nella fonte ispiratrice: linee parallele che si intersecano nello spazio scenico in un insolito connubio da cui nascono nuove possibilità e visioni.
I due mondi si ritrovano in una dimensione metaforica: quella della potenza musicale ispirata alla mitologia – come rappresentazione degli archetipi che plasmano la psiche umana – e quella di creature “altre” che come effluvi appaiono per poi sparire nell’immaginario onirico attingendo alla stessa matrice archetipica.
Prometeo, titano antico e ribelle, ladro di scintille e dispensatore di fuoco: un mito lontano che racconta di un’umanità in costruzione, destinata alla civiltà e al progresso attraverso i doni divini dell’amore e della bellezza. Furono proprio gli “uomini di Prometeo” al centro dell’ispirazione di Salvatore Viganò, celebre coreografo italiano impegnato all’inizio del diciannovesimo secolo nella messa in scena del balletto Le creature di Prometeo con le musiche originali di Ludwig van Beethoven. L’argomento riprendeva per l’appunto la favola classica di Prometeo “nobile spirito che, trovati gli uomini del suo tempo in uno stato di ignoranza, li affinò nelle scienze e nelle arti e li ammaestrò nei costumi”. Sul piano musicale, Beethoven, seguì con fedeltà l´originale traccia indicata da Viganò (16 episodi a cui si aggiunge la nota Ouverture e un’Introduzione); non solo, riuscì ad animare i drappeggi del candido quadro neoclassico con una strumentazione di ardita raffinatezza e generosa di elementi concertanti.
Nel 2020, la Fondazione Carlo Felice di Genova omaggia il genio musicale di Ludwig van Beethoven con questo concerto in forma scenica a cura di Daniele Cipriani, inedito incontro tra musica e alta moda. In occasione del concerto, eseguito dall’Orchestra del Teatro Carlo Felice e accompagnato dai movimenti scenici di Simona Bucci, la produzione ha dato il via all’eccezionale realizzazione di 15 costumi dai bozzetti originali di Roberto Capucci esposti nel 2018 agli Uffizi di Firenze: un sorprendente repertorio di costumi maschili ispirati dall’idea di una messinscena onirica. Musica e moda insieme, in un duplice e originale omaggio al genio creativo e alla potenza immaginativa dell’arte.
28 Agosto
20:30
Piazza Duomo
BIGLIETTI
I settore piazza €160,00
II settore piazza €130,00
I settore scalinata €80,00
II settore scalinata €50,00
LUCA ZINGARETTI legge LA SIRENA
dal racconto Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Nel tardo autunno del 1938 due uomini si incontrano in una Torino a entrambi estranea. Paolo Corbèra è nato a Palermo, giovane laureato in Giurisprudenza, lavora come redattore de “La Stampa”. Rosario La Ciura è nato ad Aci Castello, ha settantacinque anni, ed oltre ad essere senatore, è il più illustre ellenista del tempo, autore di una stimata opera di alta erudizione e di viva poesia. Il primo risiede in un modesto alloggio di via Peyron e, deluso da avventure amorose di poco valore, si trova «in piena crisi di misantropia». Il secondo vive in «un vecchio palazzo malandato» di via Bertola ed è «infagottato in un cappotto vecchio con colletto di un astrakan spelacchiato», legge senza tregua riviste straniere, fuma sigari toscani e sputa spesso. I due sconosciuti si incontrano in un caffé di via Po («una specie di Ade» o «un adattissimo Limbo») e, a poco a poco, entrano in una garbata e cordiale confidenza.
Tra riflessioni erudite, dialoghi sagaci, battute cinicamente ironiche, i due trascorrono il tempo conversando di letteratura, di antichità, di vecchie e nuove abitudini di vita. In un immaginario viaggio, geografico e temporale tra il Nord e il Sud, emerge un mondo costruito sulla passione e l’estasi. Alle iniziali avventure del giovane con «sgualdrinelle ammalate e squallide (…), di un’eleganza fatta di cianfrusaglie e di moinette apprese al cinema, a pesca di bigliettucci di banca untuosi nelle tasche dell’amante» si sostituisce, in modo tanto sinuoso quanto dirompente, l’amore del vecchio per una creatura dal sorriso che esprime «bestiale gioia di esistere, una quasi divina letizia», dal «profumo mai sentito, un odore magico di mare», dalla voce che pare un canto.
Nonostante Giuseppe Tomasi di Lampedusa sia noto soprattutto per Il Gattopardo, se si osserva la pur modesta opera letteraria dell’autore, non si può far a meno di annoverare tra i suoi capolavori anche quel piccolo gioiello che è Lighea. Pubblicato postumo nel 1961 per i tipi di Feltrinelli, questo racconto affascina sotto innumerevoli aspetti. Colpiscono le raffinate scelte semantiche che spaziano dall’italiano forbito al dialetto popolano, la precisa e attenta costruzione della sintassi, le scrupolose descrizioni di luoghi, personaggi, eventi, ma soprattutto sensazioni.
Dalle pagine del racconto ambientato nella fredda Torino emerge con vigore la calda Sicilia: l’odore della salsedine, il sapore dei ricci di mare, il profumo di rosmarino sui Nèbrodi, il gusto del miele di Melilli, le raffiche di profumo degli agrumeti, «l’incanto di Castellammare, quando le stelle si specchiano nel mare che dorme e lo spirito di chi è coricato riverso fra i lentischi si perde nel vortice del cielo mentre il corpo, teso e all’erta, teme l’avvicinarsi dei demoni».
Di tutte queste sensazioni si arricchisce lo spettacolo La Sirena, accompagnato dalle musiche del Maestro Germano Mazzocchetti, di cui Luca Zingaretti non è solo interprete ma anche curatore della regia e dell’adattamento drammaturgico, e in cui trova spazio, in un percorso tra la carnalità del Presente e la spiritualità dell’Antichità, la ricchezza della poesia della terra siciliana su cui sembra palpitare quella melensa e liquorosa stasi del vivere che connota gran parte dei paesaggi e degli uomini.
29 Agosto
20:30
Teatro Romano
BIGLIETTI
posto numerato €60,00
CONCERTO FINALE
direttore Riccardo Muti
soprano Rosa Feola
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Riccardo Muti dirige un concerto straordinario per il Festival dei Due Mondi, con la partecipazione del soprano Rosa Feola. Fondata nel 2004 l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è formata da giovani musicisti, provenienti da tutte le regioni italiane, selezionati da commissioni internazionali da lui presiedute.
In occasione del concerto che il M° Riccardo Muti terrà in Piazza del Duomo a Spoleto, vi invitiamo a visitare il sito internet ufficiale del Maestro @riccardomutimusic.com allo scopo di essere aggiornati sulle attività del Maestro.
Domenico Cimarosa
Ouverture
da Il matrimonio segreto
Wolfgang Amadeus Mozart
Aria Donna Anna “Crudele!…Non mi dir, bell’idol mio”
da Don Giovanni
Vincenzo Bellini
Recitativo e Romanza Giulietta “Eccomi in lieta vesta…Oh! Quante volte, oh quante”
da I Capuleti e i Montecchi
Giuseppe Verdi
Aria Desdemona “Ave Maria”
da Otello
Franz Schubert
Sinfonia in si minore n. 8 D759
Incompiuta
Saverio Mercadante
Sinfonia Spagnola
da I due Figaro
30 Agosto
20:30
Piazza Duomo
BIGLIETTI
I settore piazza €160,00
II settore piazza € 160,00
I settore scalinata €90,00
II settore scalinata €60,00