ELEKTRA di R. Strauss – su Rai5 l’opera lirica regia di K. Warlikowski, dirige F. Welser-Möst

ELEKTRA di R. Strauss – su Rai5 l’opera lirica regia di K. Warlikowski, dirige F. Welser-Möst

ELEKTRA

Dal Salzburg Festival
va in onda giovedì 15 giugno alle 21.15 su Rai 5

Andata in scena con la regia del polacco Krzysztof Warlikowski, lo spettacolo è una riflessione sull’isteria e sulla famiglia come luogo di ossessioni e soprusi. L ’opera è diretta da Franz Welser-Möst alla guida dei Wiener Philharmoniker e del Wiener Staatsopernchor. Protagonisti Aušrine Stundyte nel ruolo di Elektra; Asmik Grigorian che torna a dar voce a un’eroina straussiana: Chrysothemis; Tanja Ariane Baumgartner come Klytämnestra; Derek Welton come Orest e Michael Laurenz come Aegisth.

Ero un cadavere annerito tra i vivi, e in quest’ora sono il fuoco della vita,
e la mia fiamma brucia l’oscurità del mondo.”

Queste sono le parole di Elettra alla sorella Crisotemide in risposta all’annuncio di quest’ultima che Oreste, il loro fratello tanto atteso, è miracolosamente apparso e viene accolto trionfante, dopo aver ucciso, uno dopo l’altro, Clitennestra, loro madre, ed Egisto, il suo amante e il nuovo sovrano della città.

Quindi pronuncia le sue ultime parole, prima di crollare morta: ”Porto il fardello della gioia e ti conduco nella danza. C’è solo una cosa adatta a chi è felice come noi: tacere e ballare” La morte di suo padre, la morte di Agamennone, è finalmente vendicata.

immagine da Elektra 2021

Il ciclo di violenza è terminato. Forse il ciclo della vita può finalmente iniziare. Nella sua follia solitaria, interamente fissata sul fantasma di suo padre, Elektra era come una tomba vivente per l’eroe. Elektra muore pochi minuti dopo sua madre, che era, certo, sua nemica, ma senza la quale la vita adesso non ha più senso, perché il mondo di ieri, adorato o odiato, era la sua unica ragione di vita ed è scomparso per sempre. Solo Oreste e Crisotemide cercheranno di riportare la vita in questa terra desolata e devastata.

La catastrofe iniziata con il sacrificio della sorella Ifigenia per aiutare gli eserciti greci a conquistare Troia, circa 20 anni prima, un omicidio per il quale Clitennestra non perdonò mai Agamennone, sembra giunta al termine. Per un po’. Oreste sarà ora lasciato a vivere con il ricordo di un omicidio imperdonabile, un matricidio. Di notte, a Micene, Elettra muore in uno stato di esaurimento mentale e fisico nel momento in cui si realizza l’unica ossessione della sua vita. Muore danzando attorno all’ascia che ha ucciso suo padre.

immagine da Elektra

Nell’opera straordinariamente potente e selvaggia di Hugo von Hofmannsthal, con il suo linguaggio di ricchezza e qualità senza pari, messa in scena per la prima volta nel 1903 a Berlino da Max Reinhardt, rimane solo la minima traccia del testo di Sofocle che l’ha ispirata.

La lettura di Die Geburt der Tragödie di Friedrich Nietzsche e dell’allora recentissimo Studien über Hysterie di Josef Breuer e Sigmund Freud così come Die Traumdeutung di Freud influenzò profondamente il giovane scrittore austriaco.

L’abbagliante Grecia antica ritratta da Winckelmann e Goethe è stata sostituita, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, dal suo lato oscuro, brutale e quasi barbarico. I labirinti dell’animo umano sono ormai oscuri e tenebri. Le patologie portate alla luce dall’emergere della psicoanalisi modellano il mondo immaginario degli scrittori creativi, conferendo maggiore complessità ai loro personaggi immaginari.

Dopo aver visto Gertrud Eysoldt interpretare il ruolo principale di questa Elektra, il compositore bavarese ne rimase affascinato e decise già nel novembre 1903 di creare un’opera in un atto basata sull’opera.

Per il suo libretto accorciava alcuni punti per concentrarsi sui rapporti tra le due sorelle, Elettra, la forza della morte, e Crisotemide, la forza della vita. Tra Elettra e sua madre, Clitennestra, e tra Elettra e suo fratello, Oreste, che le appare come un’incredibile visione nella penombra: dà finalmente un senso alla sua esistenza e compie la vendetta, sulla quale lei non ha mai smesso di fantasticare.

Dopo tre anni di composizione, Richard Strauss presentò la sua opera il 25 gennaio 1909 alla Royal Opera House di Dresda. L’effetto è stato devastante. Fin dai primi accordi, il compositore mette l’ascoltatore in uno stato di tensione unico. Il lamento di Elektra, il suo primo monologo, ”Alone! Alas, all alone!”, precede l’invocazione di Agamennone, una preghiera disperata per il ritorno del fantasma di suo padre nell’ora in cui fu ucciso da Clitennestra: un capolavoro della musica moderna, è indimenticabile una volta ascoltato.

Analisi curata da Christian Longchamp – nota biografica: ha studiato storia dell’arte e filosofia a Ginevra e poi a Parigi prima di lavorare come curatore di mostre. Come drammaturgo ha lavorato con Krzysztof Warlikowski.

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