Sciarada: Orlando Furioso – su Rai 5 le storie e l’iconografia del capolavoro di Ludovico Ariosto

Sciarada
Orlando Furioso
su Rai 5 le storie e l’iconografia del capolavoro di
Ludovico Ariosto

Courtesy Archivio fotografico Rai Teche
Sciarada: Orlando Furioso da 500 anni In occasione dei 490 anni dalla morte (6 luglio 1533) di Ludovico Ariosto, un viaggio tra le pagine, le storie, l’iconografia del suo capolavoro. Venerdì 7 luglio ore 19.30 Rai5.
Breve estratto dell’analisi di Giulio Ferroni, storico della letteratura:
[…]L’Ariosto costruisce un’immagine totale del mondo dove le contraddizioni dell’esistere e tutti i rapporti più vari che si danno nell’esistenza (c’è una vera e propria antropologia del poema) un’interrogazione continua sulle modalità di vivere, di essere nel mondo, nei rapporti interumani. Ecco tutto questo però si proietta attraverso l’immagine dell’avventura, della contraddizione comica, anche del gusto del gioco perfino del fantastico tutto questo però mira a costruire un organismo che vuole essere di per sé perfetto non che deve essere lavorato come emblema di bellezza, che vuole dare una parola essenziale sul mondo pur partendo a volte dal mero divertimento, da una vera e propria nonchalance quasi indifferenza della scrittura che scorre con grande agevolezza ma nello stesso tempo studiatissima dove le cose più complesse più letterarie si presentano in realtà come spontanee. […]l’Orlando Furioso è il primo grande capolavoro di tutta la letteratura mondiale che sia stato concepito per la stampa. La cura dell’Ariosto in particolare fu quella di far stampare il suo capolavoro con la prima edizione del 22 aprile 1516, questa edizione è veramente il primo dei grandi capolavori della letteratura mondiale che ha avuto la prima uscita in questa forma[…].
L’Orlando Furioso nell’opera teatrale di Luca Ronconi:

Estratto dalla conversazione con Luca Ronconi realizzata da Claudio Longhi direttore artistico e regista teatrale, 1996
– Domanda.
Mi ha molto colpito il fatto che Orlando Furioso abbia destato tra il pubblico opinioni estremamente contradittorie in merito al suo presunto carattere popolare con tutte le inevitabili conseguenze ideologiche che da un simile dibattito si potevano trarre alla fine degli anni Sessanta. Alcuni recensori colsero una stretta dipendenza tra il suo allestimento e gli spettacoli da «fiera», e in fondo si mosse in questa prospettiva anche il Théâtre du Soleil con 1789 ( prima parte di un dittico sulla Rivoluzione francese) altri invece svalutarono la componente popolar-carnevalesca della sua messa in scena a vantaggio di un’indagine sulla tradizione novecentesca dello spettacolo, dal teatro delle avvanguardie storiche all’environmental theatre (movimento del New Theatre degli anni ’60 che mirava ad aumentare la consapevolezza del pubblico del teatro eliminando la distinzione tra lo spazio del pubblico e quello degli attori.)
-Risposta.
Il principale motivo del successo di Orlando furioso fu che ognuno vedeva nello spettacolo esattamente quello che voleva vedere. Credo che, al di fuori di ogni inopportuna lettura ideologizzante, la vera «popolarità» dell’Orlando consistesse proprio in questa effettiva apertura alle possibilità percettive degli spettatori, alle loro capacità di elaborare immagini. Fatta questa precisazione si può dire per esempio che 1789, ispirato per ammissione della stessa regista Mnouchkine alla trasposizione teatrale del poema d’Ariosto, derivò da un certo modo tipicamente francese di vedere lo spettacolo come qualche cosa di attinente al Théâtre de la foire (spettacoli dati a Parigi in occasione delle fiere annuali di Saint-Germain). Il che corriponde al carattere onnivoro della cultura francese, alla sua abiutale tendenza ad assimilare e trasformare continuamente ciò che è altro in forme proprie.

-Domanda
Abbiamo accennato alla possibilità di cogliere in Orlando furioso la proposta di un’ipotesi di costruzione drammaturgica. Un aspetto interessante del «travestimento» di Sanguineti mi sembra essere il suo rifiuto della struttura sotto forma di dialogo come forma strutturante della narrazione teatrale. In Orlando furioso ci troviamo infatti in presenza del montaggio di racconti, più che di un dialogo vero e proprio. Crede che sia possibile saltare in teatro la mediazione sotto forma di dialogo?
-Risposta
Nel teatro italiano il dialogo è sempre stato qualche cosa di problematico: ci ostiniamo a pensare che il dialogo sia la base della drammaturgia, ma in questo modo non facciamo altro che elevare a sistema assoluto quella che è una convenzione storicamente determinata e per di più legata a tradizioni teatrali nazionali. La drammaturgia barocca italiana, base della nostra pur debole tradizione teatrale, è in realtà abbastanza svincolata da forme dialogiche (sotto forma di dialogo) pure, più consone semmai a certa produzione drammaturgica francese: Marivaux infatti l’autore che probabilmente ha meglio saputo costruire la narrazione teatrale attraverso uno scambio autenticamente dialogico di battute. In realtà in teatro si può comunicare benissimo anche al di là del dialogo; esistono molte altre forme: il monologo, gli ‘a parte’, i racconti… Tra l’altro proprio il materiale narrativo – e l’esperienza dell’Orlando lo dimostra – permette di stimolare maggiormente la comunicazione tra platea e palcoscenico. Non nascondo che queste forme di comunicazione non-dialogica abbiano da sempre attirato il mio interesse. Non mi riferisco soltanto alla frequentazione di quella drammaturgia barocca cui accennavo prima – dalla ”Centaura“, le Due commedie in commedia (precedenti opere di Ronconi) – ma penso anche a casi quali la messa in scena Strano Interludio di O’Neill, col suo intrecciarsi di monologhi interiori, o recentemente all’edizione teatrale del Pasticciaccio, in cui l’alternanza dialogica delle battute è sostituita dal flusso del montaggio narrativo. Anche Gli ultimi giorni dell’umanità erano costruiti su di una forma drammaturgica ‘anomala‘: l’opera di Kraus riproduce infatti la struttura di un giornale più che quella di un testo teatrale in senso stretto.
Crediti serieTv 1975 produzione Rai:
Regia Luca Ronconi
Soggetto Ludovico Ariosto (poema cavalleresco)
Sceneggiatura Edoardo Sanguineti e Luca Ronconi
Fotografia Vittorio Storaro e Arturo Zavattini
Montaggio Pino Giomini
Musiche Giancarlo Chiaramello (Nastro d’argento alla migliore colonna sonora)
Scenografia Pier Luigi Pizzi