Lucio Dalla – l’intervista del 1979 le canzoni non vanno spiegate, ma se ne può discutere

Lucio Dalla – l’intervista del 1979 le canzoni non vanno spiegate, ma se ne può discutere

Lucio Dalla

l’intervista del 1979
le canzoni non vanno spiegate, ma se ne può discutere

Lucio Dalla

Tra gli archivi Rai è inserita l’intervista realizzata da Serena Dandini al cantautore Lucio Dalla nel 1979 all’interno del programma La Moviola musicale di Radio Anch’io. Tra i più importanti cantautori italiani Dalla presentava il brano L’Anno che Verrà. Di seguito alcuni momenti estratti dall’intervista:

Dalla: …Questa è una canzone a cui sono affezionato, nonostante sia nuova anzi forse la ragione principale e perché è l’ultima arrivata si chiama L’anno che verrà
Dandini: ce la puoi spiegare ?
Dalla: Già si parte male, perché le canzoni non vanno spiegate, però ne possiamo discutere. Questa canzone è una considerazione che faccio tra me e me su come fare la musica e anche su come ascoltare perché sono più ascoltatore che ‘organizzatore’ di musica; mi piace molto più la musica degli altri di quella che faccio io.

La canzone, come in tante altre cose, bisogna che si prenda anche con quel meccanismo del gioco che tante volte ci permette di fare delle considerzioni, che se partiamo già troppo seri vengono fatte male o rozze. Questa canzone è importante, perché immagina una situazione di lontananza tra me e un amico al quale faccio un rapporto abbastanza dettagliato su come stiamo vivendo oggi, è chiaro che nella prima parte la canzone c’è un meccanismo del gioco che permette di raccontare le cose in un certo modo: giocare tra il pessimismo che comunque è sempre un atteggiamento rozzo e improduttivo e secondo me antipatico e l’eccessivo ottimismo anche questo atteggiamento è imbecille allora il meccanismo del gioco nella prima parte della canzone mi consente di esagerare.

L’intervento dell’ascoltarore che non gradisce la canzone, non si ritrova nel testo e lo trova pessimista, così risponde Lucio Dalla:

Io tante volte penso sempre di cambiare lavoro, purtroppo spesso c’è un muro tra me e altri che ascoltano le mie canzoni, e mi rendo conto quanto sia pericoloso il lavoro che faccio, io cerco di lasciare libertà nell’utilizzo delle canzoni, le canzoni sono oggetto, siamo noi che ci affezioniamo troppo, la gente non si deve affezionare molto.

È bella anche l’utilizzazione che ne fa la gente, però credo di aver fatto una canzone che non è pessimista, anzi è una canzone coraggiosa, è chiaro che la televisione non promette 3 natali farebbe comodo a molti soprattutto per i panettoni. Ma quello che volevo dire è che non ci sono miracoli di questo tipo, l’unico miracolo siamo noi, bisogna essere funzionanti, bisogna essere in condizione di non vedere mai il nero il terribile, ma di fare un’operazione di coraggio che è legata alla vita, per cui questo anno che verrà non è poi un anno mitico, sta a significare un’operazione da cogliere per andare avanti, è una riscoperta dell’amore ma soprattutto è una riscoperta dei nostri mezzi di partecipazione. Quindi nonostante il nostro mondo, la nostra società di fuoco terribile e anche una società affascinante, interessante perchè si stanno muovendo le cose…io credo nel domani, è del domani che la canzone vive e quindi io mi sto preparando, ai cambiamenti spero di preparami.

L’ascoltatore del programma rimarca il fatto che benchè sia un grande autore è difficile comprendere i messaggi è un po’ astruso…

Dalla: Caro Amico io le dico, e non le scrivo, che io non ho messaggi da dare, e faccio delle gran fatiche per non essere stupido, perché penso che il primo compito di ognuno di noi che fa un lavoro di comunicazione …. – conclude dicendo che – è utile mettersi in discussione e soprattutto perdonarsi.

Qui è possibile ascoltare l’intervista
https://www.teche.rai.it/2016/03/lucio-dalla-presenta-lanno-che-verra-1979/

Da Teche Rai l’archivio della radio-televisione italiana raccoglie la storia di una grande tradizione anche a livello europeo, che in larga parte si trovano nello straordinario patrimonio custodito nelle “Teche”, archivi di tutto quanto è stato trasmesso dalla TV e dalla radio e dei repertori. Nelle Teche RAI si trovano i documenti, le immagini e i suoni che ricostruiscono la storia del Novecento e del primo quindicennio degli anni Duemila. *Nota le trasmissioni radiofoniche nel 1924 (si chiamava URI e subito dopo EIAR) e quelle televisive iniziano in modo regolare nel 1954.

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